L’infertilità femminile è un tema delicato, ma sempre più diffuso: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguarda circa il 15% delle coppie in età fertile. Desiderare una gravidanza e non riuscire a realizzarla può essere una delle esperienze più frustranti, dolorose e destabilizzanti nella vita di una donna o di una coppia. Il sogno di diventare genitori, quando ostacolato da difficoltà di concepimento, si trasforma spesso in un percorso complesso, fatto di domande, paure e un bisogno profondo di comprensione.
Rivolgersi ad un professionista esperto, comprendere le cause, riconoscere i sintomi e sapere quali strumenti oggi abbiamo a disposizione per affrontarla è il primo passo per ritrovare speranza e trovare risposte.
Quali sono le cause dell'infertilità femminile?
L’infertilità femminile può avere molteplici origini, spesso intrecciate tra loro. In termini medici, si parla di infertilità quando, dopo almeno 12 mesi di rapporti sessuali regolari e non protetti, non si verifica una gravidanza.
Le cause possono essere ormonali, anatomiche, funzionali o legate a condizioni mediche generali. Vediamo le principali:
*Disfunzioni ovulatorie: (tra le cause più comuni) spesso legate alla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), disfunzioni tiroidee, iperprolattinemia o squilibri dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio.
*Alterazioni delle tube di Falloppio: ostruzioni, aderenze post-infiammatorie (come dopo un’infezione da clamidia o gonorrea) o danni da endometriosi possono impedire l’incontro tra ovulo e spermatozoo.
*Endometriosi: una patologia in cui tessuto simile all’endometrio cresce fuori dall’utero, causando infiammazione, dolore e compromettendo la fertilità.
*Fattori uterini: polipi, fibromi, malformazioni congenite (utero setto o bicorne), aderenze intrauterine possono interferire con l’impianto dell’embrione.
*Età avanzata: la fertilità femminile diminuisce fisiologicamente con l’età, in particolare dopo i 35 anni, con una significativa riduzione della riserva ovarica.
*Fattori immunologici o genetici: in alcuni casi, il sistema immunitario può attaccare gli spermatozoi o l’embrione; oppure possono esserci alterazioni genetiche che ostacolano la gravidanza.
*Stile di vita: stress cronico, fumo, alcol, sottopeso o obesità possono alterare l’equilibrio ormonale e compromettere l’ovulazione o l’impianto.
Quali sono i sintomi di una donna che non può avere figli?
L’infertilità femminile può presentarsi in modo silenzioso, senza sintomi evidenti. Tuttavia, in molti casi, il corpo invia segnali che è importante non ignorare. Alcuni sintomi comuni includono cicli mestruali irregolari o assenti e spesso indice di disfunzione ovulatoria, dolori pelvici ricorrenti soprattutto durante il ciclo, i rapporti o la defecazione. Flussi mestruali molto abbondanti o molto scarsi che potrebbero suggerire alterazioni ormonali o uterine, secrezioni anomale o dolore durante i rapporti sessuali che possono essere sintomo di infezioni ginecologiche pregresse, segni di iperandrogenismo come acne persistente, aumento di peluria o caduta dei capelli, spesso legati alla PCOS. Infine, difficoltà a mantenere un peso stabile o variazioni importanti non spiegabili, che possono indicare problemi ormonali.
Anche in assenza di sintomi evidenti, è importante rivolgersi al ginecologo se, dopo un anno di rapporti non protetti, non si è ottenuta una gravidanza.
Come si capisce se una donna è sterile?
La sterilità femminile non è sempre immediatamente riconoscibile. È per questo che, in presenza di difficoltà a concepire, è fondamentale sottoporsi a esami diagnostici mirati. Il percorso di valutazione della fertilità include:
- Anamnesi dettagliata e visita ginecologica, per raccogliere informazioni su cicli, sintomi, eventuali patologie o interventi chirurgici.
- Dosaggi ormonali, per valutare la funzione ovarica, la riserva follicolare e lo stato ormonale generale (FSH, LH, estradiolo, prolattina, TSH, curva dell’insulina, AMH).
- Ecografia transvaginale, per visualizzare utero e ovaie, verificando la presenza di follicoli (la conta antrale follicolare), cisti, fibromi o anomalie strutturali.
- Isterosalpingografia (HSG), per verificare la pervietà delle tube e la morfologia uterina.
- Ecografia con contrasto (sonoisterosalpingografia), alternativa non invasiva all’HSG tradizionale.
- Esami genetici o immunologici, se indicato dal quadro clinico.
La diagnosi di “sterilità” non è una sentenza definitiva: molte cause possono essere trattate con successo, permettendo il concepimento naturale o assistito.
Cosa può rendere una donna sterile?
Diversi fattori possono compromettere la fertilità in modo parziale o totale. Alcuni sono acquisiti, altri congeniti, e alcuni sono reversibili. Tra i più comuni ci sono le infezioni pelviche non trattate, che danneggiano le tube di Falloppio, rendendo difficile o impossibile il passaggio dell’ovulo. L’endometriosi severa può compromettere il tessuto ovarico o creare aderenze che ostacolano il concepimento. Anche gli interventi chirurgici pelvici possono avere un impatto negativo, alterando l’anatomia dell’utero o delle tube.
Un altro fattore importante è rappresentato dalla menopausa precoce o dall’insufficienza ovarica primaria, condizioni che comportano l’esaurimento della riserva ovarica in età giovane, riducendo drasticamente la possibilità di concepimento. La chemioterapia o la radioterapia, poi, possono danneggiare in modo irreversibile le ovaie, compromettendo la funzione riproduttiva. A queste si aggiungono le malformazioni uterine congenite, che possono impedire l’impianto dell’embrione o il mantenimento della gravidanza.
In alcuni casi, tuttavia, la causa della sterilità può restare sconosciuta: si parla allora di infertilità idiopatica. Anche in queste situazioni, le moderne tecniche di PMA (procreazione medicalmente assistita) offrono valide possibilità di riuscita.
Che differenza c'è tra sterilità e infertilità?
I due termini vengono spesso confusi, ma indicano condizioni diverse:
- Infertilità: si intende l’incapacità di portare a termine una gravidanza nonostante rapporti sessuali regolari e non protetti per almeno 12 mesi. Include anche le donne che riescono a concepire ma non a mantenere la gravidanza (aborti ripetuti).
- Sterilità: è l’impossibilità fisica o funzionale di concepire, per cause irreversibili (assenza di ovaie, tube chiuse bilateralmente, menopausa precoce avanzata, ecc.).
In molti casi, la distinzione è sottile, e anche una donna inizialmente considerata “sterile” può beneficiare di terapie o tecniche di PMA. Per questo, è importante rivolgersi a specialisti in grado di distinguere con chiarezza tra le due condizioni e costruire un percorso su misura.
Cosa vuol dire sterilità primaria?
Il termine sterilità primaria si riferisce a quelle donne che non hanno mai ottenuto una gravidanza nonostante rapporti regolari e non protetti.
Si differenzia dalla sterilità secondaria, che si riferisce a donne che hanno avuto almeno una gravidanza in passato (anche se poi conclusasi con aborto spontaneo o parto), ma non riescono più a concepire.
Capire questa differenza aiuta gli specialisti a orientarsi nella scelta degli esami e dei trattamenti. La sterilità primaria, in particolare, può indicare la presenza di cause congenite o disfunzionali più profonde.
Come si fa a capire se si hanno le tube chiuse?
Le tube di Falloppio svolgono un ruolo cruciale nella fertilità: è lì che avviene l’incontro tra ovulo e spermatozoo. Se le tube sono ostruite, l’ovulo non può essere fecondato, o non può raggiungere l’utero, impedendo la gravidanza. Per verificare la pervietà tubarica, l’esame più utilizzato è:
*Isterosalpingografia (HSG): un’indagine radiologica con mezzo di contrasto che consente di valutare la forma dell’utero e la pervietà delle tube.
*In alternativa, si può eseguire una sonoisterosalpingografia, ovvero un’ecografia con soluzione salina o mezzo di contrasto ecografico, meno invasiva ma altrettanto informativa.
Se le tube risultano chiuse, a seconda della gravità si può valutare:
*Un intervento chirurgico per rimuovere le aderenze o correggere le anomalie.
*Oppure il ricorso diretto a tecniche di PMA come la fecondazione in vitro (FIVET o ICSI), che bypassano le tube.
Indipendentemente dall’età e dal desiderio immediato di una gravidanza, ogni donna dovrebbe conoscere lo stato della propria fertilità. Fare prevenzione significa anche comprendere come sta il proprio apparato riproduttivo e agire tempestivamente nel caso si presentino anomalie.
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